Le modifiche o le aggiunte in un atto pubblico, dopo che è stato regolarmente e definitivamente formato, integrano un falso punibile anche quando il soggetto abbia agito per stabilire la verità effettuale del documento; tuttavia ai fini della punibilità occorre comunque che le aggiunte successive non si identifichino in una mera correzione dell'atto, e "a fortiori" restano estranee all'area della punibilità le integrazioni che, lungi dal modificare l'elemento contenutistico dell'atto, già formalmente perfetto, siano invece dirette a completamento essenziale del procedimento di formazione dell'"instrumentum publice confectum". in tale ultima ipotesi rientra la sottoscrizione tardiva della sentenza del giudice, la quale è incapace "ex se" di recare modifiche o aggiunte al tenore dell'atto, ma è destinata soltanto a fornirlo del necessario esteriore elemento di conferma dell'attuata deliberazione mentre, d'altro canto, il fatto che la mancata sottoscrizione del provvedimento giurisdizionale depositato, dipendente da semplice omissione materiale, non sia stata emendata con il procedimento di correzione disciplinato dagli artt. 287 e seg. cod. proc. civ., non può assurgere di per sé ad elemento penalmente rilevante ed assegnare l'impronta delittuosa di falso ad un'attività che, per quanto irrituale ed ininfluente sotto l'aspetto civile- processualistico, rimane diretta unicamente a munire la sentenza di un elemento essenziale, senza alterarne la genuinità.