Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio, Sezione Seconda, ha stabilito che il Comune di Roma non può negare l'accesso al servizio di assistenza domiciliare indiretta, previsto dalla legge 104/1992 e dalle delibere regionali, alle persone con disabilità permanente e grave limitazione dell'autonomia personale, sulla base di requisiti soggettivi di autodeterminazione o abilità intellettiva non previsti dalla normativa nazionale e regionale di riferimento. Il diritto all'assistenza domiciliare indiretta, quale modalità di realizzazione di programmi di aiuto alla persona gestiti in forma indiretta, anche mediante piani personalizzati, spetta ai soggetti riconosciuti in situazione di handicap grave ai sensi dell'art. 3, comma 3, della legge 104/1992, senza che possano essere introdotti ulteriori limiti di carattere soggettivo non contemplati dalla legge. L'amministrazione comunale non può, pertanto, negare tale servizio sulla base di circolari interne che introducono requisiti non previsti dalla normativa vigente, in quanto ciò configura un eccesso di potere per violazione di legge e per illogicità della motivazione.