Cassazione penale Sez. I sentenza n. 20472 del 13 maggio 2013

ECLI:IT:CASS:2013:20472PEN

Massima

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Il dolo omicidiario può essere desunto, in mancanza di circostanze che evidenzino "ictu oculi l'animus necandi", attraverso un procedimento logico d'induzione da altri fatti certi, quali i mezzi usati, la direzione e l'intensità dei colpi, la distanza del bersaglio, la parte del corpo attinta, le situazioni di tempo e di luogo che favoriscano l'azione cruenta. Ai fini dell'accertamento della volontà omicidiaria nell'ipotesi di tentato omicidio, assume valore determinante l'idoneità dell'azione, che va apprezzata in concreto, senza essere condizionata dagli effetti realmente raggiunti, dovendosi diversamente l'azione ritenersi sempre inidonea, per non aver conseguito l'evento, sicché il giudizio di idoneità è una prognosi, formulata "ex post", con riferimento alla situazione così come presentatasi al colpevole al momento dell'azione, in base alle condizioni umanamente prevedibili del caso particolare. Ricorre pertanto la fattispecie di tentato omicidio, e non quella di lesioni personali, se il tipo di arma impiegata e specificamente l'idoneità offensiva della stessa, la sede corporea della vittima raggiunta dal colpo di arma e la profondità della ferita infetta inducano a ritenere la sussistenza in capo al soggetto agente del cosiddetto "animus necandi". La valutazione dell'attendibilità della testimonianza della persona offesa deve essere sottoposta a severo vaglio, tenendo conto di eventuali contraddizioni, incongruenze e reticenze nel suo racconto, senza che il mancato riscontro di precedenti condanne per calunnia possa di per sé giustificare una valutazione positiva della sua credibilità. Tuttavia, ove il giudice di merito abbia motivato in modo logico e coerente la propria valutazione sulla credibilità della persona offesa, valorizzandone la coerenza interna del racconto e la conformità con gli altri elementi probatori, tale valutazione non può essere sindacata in sede di legittimità, se non per vizi logici o manifesta illogicità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BARDOVAGNI Paolo - Presidente

Dott. ZAMPETTI Umberto - Consigliere

Dott. CAVALLO Aldo - Consigliere

Dott. BONITO Francesc - rel. Consigliere

Dott. ROCCHI Giacomo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 1570/2011 CORTE APPELLO di ROMA, del 29/02/2012;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 18/04/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. FRANCESCO MARIA SILVIO BONITO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. ((omissis)) che ha concluso per il rigetto del ricorso.

Udito il difensore Avv. (OMISSIS).

La Corte:

RITENUTO IN FATTO E CONSIDERATO IN DIRITTO

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