Il diritto di cronaca, pur essendo un diritto costituzionalmente garantito, trova un limite nel rispetto della reputazione altrui. Pertanto, la pubblicazione di notizie, anche veritiere, che distorcano la realtà al fine di avvalorare una tesi colpevolista, integra un abuso del diritto di cronaca e comporta la responsabilità dell'editore, del direttore e del giornalista per il danno arrecato alla reputazione della persona offesa. Il quantum del risarcimento deve essere determinato dal giudice tenendo conto della gravità della lesione, della diffusione della notizia e delle conseguenze negative subite dalla vittima, senza che il giudice sia vincolato alle richieste delle parti. Inoltre, il giudice di merito può ridurre l'entità del risarcimento riconosciuto in primo grado, anche in assenza di una specifica richiesta di riduzione, purché tale riduzione sia adeguatamente motivata sulla base dei criteri di cui agli artt. 1226 e 2059 c.c. Il sindacato della Corte di Cassazione sulla motivazione del giudice di merito in ordine alla determinazione del quantum risarcitorio è limitato alla verifica della logicità e coerenza della stessa, senza poter sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito.