Il provvedimento interdittivo antimafia emesso dalla Prefettura nei confronti di un'impresa può essere impugnato esclusivamente dal soggetto destinatario diretto del provvedimento, in quanto titolare di una posizione giuridica di interesse legittimo lesa dallo stesso. Il dipendente o ex dipendente dell'impresa interdetta, pur potendo subire indirettamente gli effetti negativi del provvedimento, difetta della legittimazione attiva e dell'interesse a impugnare l'atto, non essendo il destinatario diretto dello stesso. L'atto prefettizio con cui si rigetta la richiesta di revisione o ritiro in autotutela del provvedimento interdittivo ha mero contenuto dichiarativo, privo di natura provvedimentale e quindi non suscettibile di autonoma impugnazione. Il giudice amministrativo, in tali casi, deve dichiarare l'inammissibilità del ricorso proposto dal dipendente o ex dipendente dell'impresa interdetta, sia per difetto di legittimazione attiva e di interesse, sia per carenza di contenuto provvedimentale dell'atto impugnato.