Il falso in scrittura privata mediante la falsificazione della firma di traenza di un assegno bancario, compiuto al fine di procurare a sé o ad altri un vantaggio o di causare ad altri un danno, conserva rilevanza penale ai sensi del novellato art. 491 c.p., comma 1, anche a seguito dell'abrogazione dell'art. 485 c.p. operata dal d.lgs. n. 7/2016, in quanto la condotta di diretta compilazione di un titolo di credito, sorretta dal dolo specifico, non rientra nell'ambito di applicazione della depenalizzazione. La mancata richiesta espressa e specifica dell'attenuante della tenuità del fatto ex art. 62, n. 4, c.p. nel giudizio di appello, preclude la possibilità di dedurla per la prima volta in sede di legittimità, così come l'applicabilità della causa di non punibilità di cui all'art. 131-bis c.p. non può essere eccepita per la prima volta in Cassazione, se la relativa disciplina era già in vigore al momento della deliberazione della sentenza di secondo grado, senza che l'imputato l'avesse previamente dedotta. Il controllo del giudice di legittimità sulla motivazione della decisione impugnata attiene alla sua tenuta logico-argomentativa, senza possibilità di una nuova valutazione degli elementi di fatto posti a fondamento della pronuncia, la quale resta preclusa.