Cassazione penale Sez. V sentenza n. 36687 del 24 luglio 2017

ECLI:IT:CASS:2017:36687PEN

Massima

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Il disturbo della personalità dell'imputato, pur potendo incidere sulla sua capacità di intendere e di volere, non esclude automaticamente la sussistenza dell'elemento soggettivo del reato, essendo necessario un accertamento specifico e approfondito della natura e degli effetti di tale patologia sulla condotta contestata. L'imputabilità, quale capacità di intendere e di volere, e la colpevolezza, quale coscienza e volontà del fatto illecito, sono concetti distinti che devono essere autonomamente valutati, con la conseguenza che il dolo generico è compatibile con il vizio parziale di mente. Pertanto, il giudice non può fondare l'esclusione dell'elemento soggettivo del reato su una mera ipotesi generica relativa al disturbo della personalità dell'imputato, ma deve procedere ad un'adeguata motivazione basata su un compiuto accertamento medico-legale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. NAPPI Aniello - Presidente

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - rel. Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI MILANO;
PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI MONZA;
nel procedimento a carico di:
(OMISSIS) nato il (OMISSIS);
inoltre:
PARTI CIVILI;
avverso la sentenza del 17/02/2016 del GIUDICE DI PACE di MONZA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere GUARDIANO ALFREDO;
Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore LORI PERLA.
IL PROC. GEN. CONCLUD…

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