Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 22875 del 23 maggio 2019

ECLI:IT:CASS:2019:22875PEN

Massima

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Il diritto di difesa dell'imputato non legittima l'attribuzione di fatti di reato a persone innocenti, al fine di negare la propria responsabilità, quando tali dichiarazioni calunniose esulano dai limiti di stretta essenzialità rispetto all'esigenza di confutare l'accusa. Pertanto, il reato di calunnia sussiste quando l'imputato, oltre a negare la fondatezza dell'imputazione a suo carico, formula ulteriori e specifiche accuse nei confronti di terzi, di cui conosce l'innocenza. Inoltre, la volontà di punizione della persona offesa, in caso di reati perseguibili a querela, può essere desunta anche dalla sua costituzione di parte civile, senza necessità di una formale dichiarazione in tal senso, purché tale volontà permanga nei successivi gradi di giudizio.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. PETRUZZELLIS Anna - Presidente

Dott. MOGINI Stefa - rel. Consigliere

Dott. CALVANESE Ersilia - Consigliere

Dott. APRILE Ercole - Consigliere

Dott. ROSATI Martino - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 18/12/2017 della CORTE APPELLO di ROMA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere, Dott. STEFANO MOGINI;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore, Dott.ssa CARDIA DELIA, che ha concluso chiedendo l'inammissibilita' del ricorso;
Uditi:
l'avv. (OMISSIS), in difesa delle parti civili …

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