Cassazione penale Sez. V sentenza n. 33847 del 3 settembre 2009

ECLI:IT:CASS:2009:33847PEN

Massima

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Il falso ideologico commesso da un privato in atto pubblico, realizzato mediante l'attestazione di fatti non veri, integra il reato di cui all'art. 483 c.p. e non quello di cui all'art. 479 c.p., in quanto la condotta del privato non è diretta a far apparire come compiuto da un pubblico ufficiale un atto che non lo è. La determinazione della pena, anche in caso di continuazione tra più reati, deve essere effettuata dal giudice sulla base di una motivazione congrua e logica, che tenga conto dei criteri di cui all'art. 133 c.p., senza che sia necessario un analitico riferimento a tutti gli elementi ivi indicati. Il ricorso per cassazione avverso la sentenza di condanna, ove contenga doglianze generiche e non pertinenti ai reati contestati, è dichiarato inammissibile, con conseguente condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. NARDI Domenico - Presidente

Dott. BEVERE Antonio - Consigliere

Dott. MARASCA Gennaro - Consigliere

Dott. SCALERA Vito - Consigliere

Dott. BRUNO Paolo Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

1) SC. RI. N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 12/11/2008 CORTE APPELLO di TRENTO;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. BEVERE ANTONIO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Monetti Vito che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

FATTO E DIRITTO

Con sentenza emessa il 12.11.2008, la corte di appe…

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