Cassazione penale Sez. I sentenza n. 34355 del 20 luglio 2018

ECLI:IT:CASS:2018:34355PEN

Massima

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Il falso in atto pubblico commesso da un pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni, mediante la formazione di un documento attestante fatti come avvenuti in sua presenza, integra la fattispecie aggravata di cui all'art. 476, comma 2, c.p., a prescindere dalla espressa contestazione di tale circostanza aggravante nel capo di imputazione, essendo sufficiente che la natura fidefacente dell'atto oggetto di falsificazione emerga inequivocabilmente dall'imputazione e dagli atti processuali. In tali casi, la mancata contestazione formale dell'aggravante non impedisce al giudice di riconoscerne la sussistenza ai fini dell'esclusione della prescrizione del reato, in quanto la natura privilegiata dell'atto falsificato risulta comunque delineata "in fatto" e non richiede una specifica contestazione. Il termine di prescrizione applicabile è, pertanto, quello previsto per il delitto di cui all'art. 476, comma 2, c.p., e non quello ordinario stabilito per il reato di cui all'art. 479 c.p.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI TOMASSI Mariastefania - Presidente

Dott. SARACENO Rosa Anna - Consigliere

Dott. ROCCHI Giacomo - rel. Consigliere

Dott. DI GIURO Gaetano - Consigliere

Dott. RENOLDI Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI TORINO;
nel procedimento a carico di:
(OMISSIS) nato a (OMISSIS);
parti civili:
(OMISSIS);
(OMISSIS);
(OMISSIS) IN PROPRIO E QUALE TUTORE LEGALE DI (OMISSIS);
avverso la sentenza del 21/09/2017 della CORTE ASSISE APPELLO di TORINO;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere ROCCHI GIACOMO;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore CANEVELLI…

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