Il Comune, nell'esercizio della propria discrezionalità in materia di pianificazione urbanistica, può legittimamente respingere l'istanza di riclassificazione di un'area edificabile come inedificabile, ai sensi dell'art. 7 della legge regionale n. 4/2015 sulle "varianti verdi", qualora tale riclassificazione risulti incompatibile con la programmazione urbanistica in atto e possa pregiudicare l'attuabilità di previsioni di piano o accordi di interesse pubblico, anche in assenza di una convenzione urbanistica vigente. Il Comune non è tenuto a confutare analiticamente tutte le osservazioni procedimentali dell'interessato, essendo sufficiente che le ragioni del diniego siano desumibili dal complesso degli atti del procedimento. Il mancato accoglimento dell'istanza di riclassificazione non comporta il risarcimento del danno da ritardo, in assenza della dimostrazione della probabile fondatezza della pretesa sostanziale e del nesso di causalità tra il ritardo e il pregiudizio economico lamentato.