Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 20030 del 14 maggio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:20030PEN

Massima

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Il medico convenzionato con il servizio sanitario nazionale, autorizzato allo svolgimento di attività medico-professionale intramuraria in uno studio privato, che omette di rilasciare regolare ricevuta a pazienti dai quali incassa direttamente l'onorario, appropriandosi anche della quota di spettanza dell'ente pubblico, commette il reato di peculato. Tuttavia, affinché tale condotta sia penalmente rilevante, è necessario che al momento della percezione degli onorari il medico rivesta la qualifica di pubblico ufficiale, in quanto esercente una pubblica funzione per conto dell'ente sanitario. Tale qualifica non può essere automaticamente desunta dalla mera utilizzazione dei ricettari dell'azienda sanitaria, essendo necessario accertare l'esistenza di un rapporto contrattuale che preveda espressamente lo svolgimento dell'attività intramuraria e l'obbligo di versare all'ente pubblico una quota degli onorari riscossi. In assenza di tale rapporto, il medico svolge un'attività di natura esclusivamente privatistica, senza rivestire la qualifica di pubblico ufficiale, e la condotta di incasso diretto degli onorari, pur potendo integrare profili di illiceità fiscale, non integra il reato di peculato. Pertanto, il giudice è tenuto a verificare con adeguata motivazione la sussistenza del rapporto contrattuale che qualifica il medico come pubblico ufficiale al momento della percezione degli onorari, non essendo sufficiente a tal fine il mero utilizzo dei ricettari dell'azienda sanitaria.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GARRIBBA Tito - Presidente

Dott. DI STEFANO Pierluigi - rel. Consigliere

Dott. DI SALVO Emanuele - Consigliere

Dott. APRILE Ercole - Consigliere

Dott. DE AMICIS Gaetano - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) n. (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 2654/2009 del 12/4/2013 della CORTE DI APPELLO DI GENOVA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita la relazione fatta dal Consigliere PIERLUIGI DI STEFANO;

udito il Procuratore Generale in persona del Dott. GIUSEPPE VOLPE che ha concluso chiedendo il rigetto del ricorso;

Udito il difensore avv. (OMISSIS) che ha chiesto l'accoglimento del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

La Corte di Appe…

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