Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: Ai fini della legittimità di un intervento edilizio realizzato in assenza di titolo abilitativo su un immobile preesistente, l'onere di provare rigorosamente l'epoca di costruzione del manufatto e la sua consistenza plano-volumetrica originaria grava sul proprietario che invoca la preesistenza dell'edificio al 1967. Solo ove tale onere probatorio sia assolto, il proprietario potrà validamente sostenere che il fabbricato rurale ante 1967, oggetto di demolizione, sia essenzialmente rimasto inalterato nel tempo e che, pertanto, le successive attività edilizie non siano qualificabili come "nuova costruzione", bensì come interventi di ristrutturazione o restauro e risanamento conservativo. In mancanza di tale prova, l'intervento deve essere qualificato come nuova costruzione, con conseguente applicazione della sanzione demolitoria prevista dall'art. 31 del D.P.R. n. 380/2001. Inoltre, ove l'immobile sia situato in area sottoposta a vincolo paesaggistico, la sanzione amministrativa pecuniaria per l'inottemperanza all'ordine di demolizione è determinata in misura fissa pari a 20.000 euro, ai sensi dell'art. 31, comma 4-bis, del D.P.R. n. 380/2001, senza possibilità di applicare la sanzione graduabile prevista dalla normativa regionale.