Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 15479 del 9 aprile 2009

ECLI:IT:CASS:2009:15479PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che interviene per identificare una persona o per porre fine a un'aggressione nei confronti di un altro pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni, compie un atto d'ufficio la cui opposizione mediante violenza fisica integra il reato di resistenza a pubblico ufficiale, anche qualora l'aggressione iniziale fosse diretta contro un soggetto diverso dal pubblico ufficiale intervenuto. L'elemento soggettivo del reato sussiste anche qualora l'agente abbia reagito ritenendo di aver subito un torto, non essendo rilevante ai fini della configurabilità del reato la motivazione soggettiva che ha spinto l'agente a opporre resistenza all'intervento del pubblico ufficiale, essendo sufficiente la consapevolezza e volontarietà della condotta di opposizione all'atto d'ufficio. La pena per il reato di resistenza a pubblico ufficiale deve essere determinata tenendo conto dei criteri generali di commisurazione della pena previsti dal codice penale, senza che sia necessaria una specifica motivazione in ordine a tali criteri quando la pena sia stata applicata nel minimo edittale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DE ROBERTO Giovanni - Presidente

Dott. IPPOLITO Francesco - Consigliere

Dott. CONTI Giovanni - Consigliere

Dott. MATERA Lina - Consigliere

Dott. CITTERIO Carlo - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

NO. Al. , n. a (OMESSO);

avverso la sentenza in data 12 novembre 2007 della Corte di appello di Cagliari;

Visti gli atti, la sentenza denunziata e il ricorso;

Udita in pubblica udienza la relazione fatta dal Consigliere Dott. ((omissis));

Udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Dott. D'((omissis)), che ha concluso per la inammissibilita' del ricorso.

FATTO E DIRITTO

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