Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La presunzione relativa di sussistenza delle esigenze cautelari prevista dall'art. 275, comma 3, c.p.p. per i delitti di cui all'art. 51, comma 3-bis c.p.p., tra cui rientra il reato associativo di cui all'art. 74 D.P.R. 309/1990, può essere superata qualora emergano elementi specifici, anche sopravvenuti o coevi all'ordinanza applicativa, che escludano la sussistenza delle esigenze cautelari o che, in relazione al caso concreto, siano indicativi dell'adeguatezza di una misura cautelare diversa dalla custodia in carcere. In tali ipotesi, il giudice ha il dovere di esaminare compiutamente tali elementi, senza poterli liquidare con motivazioni apodittiche o meramente suppositive, dovendo invece valutarne la concreta idoneità ad incidere sul grado di pericolosità del soggetto e sull'adeguatezza della misura, tenendo conto di tutte le circostanze del caso, ivi compreso il tempo trascorso dall'applicazione della misura cautelare. La mancata considerazione di tali elementi integra un vizio di motivazione.