Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 30768 del 23 luglio 2009

ECLI:IT:CASS:2009:30768PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, abusando dei poteri connessi alla propria funzione, induce un soggetto privato a consegnargli gratuitamente un bene di valore, approfittando del timore di quest'ultimo di subire conseguenze negative da un accertamento in corso, commette il reato di concussione. Tale condotta integra gli estremi del reato di concussione di cui all'art. 317 c.p., in quanto il pubblico ufficiale, sfruttando la sua posizione di autorità e il timore della vittima di subire un esito sfavorevole dell'accertamento in corso, la costringe a consegnargli un bene di valore senza alcun corrispettivo. La Corte di Cassazione ha confermato la responsabilità penale dell'imputato, rilevando che la richiesta e la consegna gratuita del salotto sono state inserite in una fase di "pendenza" dell'accertamento, ponendo così la vittima nella condizione di subire la pretesa del pubblico ufficiale per il timore di un esito negativo dell'accertamento stesso. La Corte ha quindi ritenuto pienamente integrati gli elementi costitutivi del reato di concussione, respingendo le deduzioni difensive volte a contestare la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di merito.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DI VIRGINIO Adolfo - Presidente

Dott. MANNINO Saverio F. - Consigliere

Dott. GRAMENDOLA Francesco P. - Consigliere

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. MATERA Lina - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

1) DU. FR. N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 03/10/2006 della CORTE APPELLO di VENEZIA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. CORTESE Arturo;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. GALATI Giovanni che ha concluso per il rigetto del ricorso.

FATTO

Con la sentenza di cui in epigrafe, a Corte di appello di Ven…

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