La realizzazione di opere edilizie in assenza di titolo abilitativo, anche se non comportanti incrementi volumetrici, è comunque incompatibile con le prescrizioni urbanistiche vigenti nell'area di insediamento e non può essere sanata mediante l'istituto dell'accertamento di conformità, il quale è ammesso solo per gli interventi conformi agli strumenti urbanistici. Pertanto, l'amministrazione comunale è tenuta a respingere l'istanza di accertamento di conformità e ad ordinare la demolizione delle opere abusive, salvo che le stesse non possano essere qualificate come manutenzione straordinaria, in quanto sostituzione di parti strutturali dell'edificio, ovvero come realizzazione di volumi tecnici strettamente necessari all'utilizzo dell'immobile e non altrimenti collocabili. L'incompatibilità con le previsioni urbanistiche e la conseguente irricevibilità della domanda di accertamento di conformità sussiste anche qualora l'interessato abbia qualificato l'intervento come "chiusura di volume tecnico preesistente", atteso che tale qualificazione non è sufficiente a escludere l'incremento dei volumi utili del fabbricato. La motivazione del provvedimento di diniego e di ordine di demolizione deve comunque esplicitare le ragioni di incompatibilità degli interventi realizzati con le prescrizioni di piano, non essendo sufficiente il mero richiamo al divieto di incrementi volumetrici. Infine, la competenza all'adozione di tali provvedimenti sanzionatori spetta al dirigente o al responsabile del competente ufficio comunale, in applicazione dell'art. 27 del d.P.R. n. 380/2001.