Cassazione penale Sez. I sentenza n. 45436 del 6 dicembre 2011

ECLI:IT:CASS:2011:45436PEN

Massima

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Il giudice dell'esecuzione, in presenza di un reato permanente contestato nella forma "aperta", è tenuto a verificare in concreto, sulla base della motivazione della sentenza di condanna, la data effettiva di cessazione della condotta criminosa, senza poter automaticamente presumere che la permanenza si protragga fino alla pronuncia della sentenza di primo grado. Ciò al fine di determinare correttamente il periodo di custodia cautelare che può essere computato a favore dell'imputato ai sensi dell'art. 657, comma 4, c.p.p., il quale prevede che possano essere detratti solo i periodi di detenzione successivi alla commissione del reato per il quale è stata inflitta la pena. La regola processuale secondo cui la permanenza si considera cessata con la sentenza di primo grado non equivale a una presunzione di colpevolezza fino a tale data, ma costituisce solo una semplice presunzione relativa, che può essere superata attraverso l'esame della motivazione della sentenza di condanna.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. GIORDANO Umberto - Presidente

Dott. CAPOZZI Raffaele - rel. Consigliere

Dott. CASSANO Margherita - Consigliere

Dott. CARTA Adriana - Consigliere

Dott. LA POSTA Lucia - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

1) BE. CA. N. IL (OMESSO);

avverso l'ordinanza n. 1777/2010 CORTE APPELLO di NAPOLI, del 16/11/2010;

sentita la relazione fatta dal Consigliere Dott. RAFFAELE CAPOZZI;

lette le conclusioni del PG Dott. ((omissis)), che ha chiesto l'annullamento con rinvio dell'ordinanza impugnata.

RITENUTO IN FATTO

1. Con ordinanza del 16 novembre 2010 la Corte di Appello di Napoli ha respinto la domanda proposta da …

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