La realizzazione di opere edilizie in assenza del prescritto titolo abilitativo, anche se successivamente oggetto di una domanda di sanatoria, legittima l'adozione dell'ordine di demolizione da parte dell'amministrazione comunale, in quanto tale provvedimento costituisce un atto dovuto e sufficientemente motivato dalla mera constatazione dell'abuso, senza che sia necessaria una particolare motivazione in ordine all'interesse pubblico alla rimozione dell'abuso stesso, che è in re ipsa, consistendo nel ripristino dell'assetto urbanistico violato. La sospensione dei provvedimenti sanzionatori in applicazione della normativa sul condono edilizio non è automatica, essendo subordinata all'astratta sanabilità delle opere abusive sotto il profilo oggettivo, temporale e finanziario, onere probatorio che incombe sul privato e che, nella fattispecie, non risulta assolto. Inoltre, la domanda di condono è inammissibile qualora abbia ad oggetto la sanatoria di un intervento di nuova costruzione con destinazione non residenziale, in quanto tale tipologia di "abuso minore" non rientra tra le fattispecie sanabili ai sensi dell'art. 32, comma 25, del d.l. n. 269/2003, convertito in l. n. 326/2003.