Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 38123 del 28 settembre 2009

ECLI:IT:CASS:2009:38123PEN

Massima

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Il reato di resistenza a pubblico ufficiale si configura quando la condotta intimidatoria e minacciosa dell'imputato, anche se non diretta a impedire immediatamente l'attività di polizia giudiziaria in corso, sia comunque idonea a ostacolare o turbare il regolare svolgimento dell'atto d'ufficio. Pertanto, le espressioni minacciose e i riferimenti alla capacità malavitosa dell'imputato, anche se pronunciati successivamente al compimento dell'attività di polizia, integrano gli estremi del reato di resistenza a pubblico ufficiale qualora siano diretti a intimorire i pubblici ufficiali e a dissuaderli dal compiere in futuro controlli a loro sfavore. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del reato, gode di un ampio potere discrezionale nell'apprezzamento delle risultanze processuali, il cui sindacato in sede di legittimità è limitato alla verifica della logicità e coerenza della motivazione, senza che possa integrare il vizio di legittimità la mera prospettazione di una diversa valutazione dei fatti.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MILO Nicola - Presidente

Dott. CORTESE Arturo - Consigliere

Dott. FAZIO Anna Maria - Consigliere

Dott. MATERA Lina - Consigliere

Dott. CARCANO Domenico - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA/ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

1) NO. GI. N. IL (OMESSO);

2) NO. FR. N. IL (OMESSO);

avverso SENTENZA del 06/03/2008 della CORTE APPELLO di REGGIO CALABRIA;

visti gli atti, la sentenza ed il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA la relazione fatta dal Consigliere Dott. MATERA Lina;

sentito il P.G. Dott. GALATI Giovanni, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;

sentito per gli imputati l'avv. PIRROTTINA Car…

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