Cassazione penale Sez. I sentenza n. 32300 del 2 settembre 2022

ECLI:IT:CASS:2022:32300PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La sussistenza di gravi indizi di colpevolezza e delle esigenze cautelari, ai fini dell'applicazione della custodia cautelare in carcere, può essere desunta da un complesso di elementi indiziari convergenti, quali le immagini riprese dalle telecamere di videosorveglianza che consentano di identificare l'indagato come partecipante agli episodi di violenza, l'accertata presenza dell'indagato nei luoghi e negli orari dei fatti, nonché il contesto di lotta tra gruppi criminali organizzati per il controllo del territorio, che conferisce particolare gravità e pericolosità sociale alle condotte contestate. Tali elementi, valutati complessivamente, possono integrare un quadro indiziario grave, univoco e non suscettibile di diverse interpretazioni, idoneo a giustificare l'applicazione della misura cautelare più afflittiva, anche in presenza dell'aggravante di cui all'art. 416-bis.1 c.p. La motivazione del giudice del riesame può richiamare o riprodurre le argomentazioni contenute nell'ordinanza genetica, senza necessità di una specifica risposta a deduzioni difensive generiche e prive di allegazioni contrastanti con gli elementi accusatori.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE PRIMA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BIANCHI Michele - Presidente

Dott. LIUNI Teresa - Consigliere

Dott. CENTOFANTI Francesco - Consigliere

Dott. POSCIA Giorgio - rel. Consigliere

Dott. TOSCANI Eva - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso l'ordinanza del Tribunale del riesame di Catanzaro dell'08/03/2022;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere GIORGIO POSCIA;
letta la requisitoria scritta ai sensi del Decreto Legge n. 137 del 2020 e succ. modd., articolo 23 con cui il Pubblico ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale CASELLA GIUSEPPINA, ha concluso per la inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO

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