Cassazione penale Sez. V sentenza n. 32923 del 6 settembre 2021

ECLI:IT:CASS:2021:32923PEN

Massima

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Il dolo del reato di diffamazione è generico e consiste nella volontarietà di formulare e diffondere una comunicazione offensiva, con la consapevolezza della sua carica denigratoria, a prescindere dalla veridicità dei fatti o dalla correttezza dei giudizi espressi. Pertanto, l'eventuale errata rappresentazione della realtà da parte dell'agente non incide sull'elemento soggettivo del reato, essendo sufficiente la consapevolezza del valore sociale delle espressioni utilizzate, soprattutto in un contesto professionale in cui tale consapevolezza risulta maggiormente riconoscibile in ragione della posizione dei soggetti coinvolti e del relativo contesto comunicativo. L'errore in grado di escludere la volontarietà dell'azione deve riguardare gli elementi oggettivi richiesti per l'esistenza del reato, non la mera veridicità dei fatti o la correttezza dei giudizi espressi.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. CATENA Rossella - rel. Consigliere

Dott. CALASELICE Barbara - Consigliere

Dott. ROMANO Michele - Consigliere

Dott. RICCARDI Giuseppe - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nata a (OMISSIS);
avverso la sentenza della Corte di Appello di Milano emessa in data 06/02/2020;
visti gli atti, il provvedimento impugnato ed il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott.ssa Rossella Catena;
lette le conclusioni del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Generale Perla Lori, che, ai sensi del Decreto Legge 28 ottobre 2020, n. 137, articolo 23, comma 8, ha chiesto l'inammissibilita' del ricorso.
RITENUTO IN FATTO
1.C…

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