Il tentativo di omicidio premeditato, realizzato mediante l'utilizzo di un'arma bianca per colpire ripetutamente la vittima al collo e al volto in una zona boschiva isolata, dopo averla indotta con l'inganno a salire sull'auto e impedendole la fuga, integra il reato di tentato omicidio, in quanto la condotta dell'imputato, considerata nel suo complesso, manifesta una volontà diretta a cagionare la morte della persona offesa, nonostante l'evento letale non si sia verificato per la reazione della vittima. Tuttavia, il giudice di merito è tenuto a valutare, ai fini della concessione dell'attenuante di cui all'art. 62, n. 6 c.p., il comportamento collaborativo e solerte dell'imputato, che ha immediatamente accompagnato la vittima all'ospedale, determinando una minore durata della sua sofferenza psico-fisica e una migliore guarigione delle ferite. Inoltre, la diminuzione di pena per la contravvenzione di porto abusivo di arma bianca deve essere operata nella misura della metà, ai sensi dell'art. 442 c.p.p., e non di un terzo come erroneamente disposto dal giudice di appello. Infine, l'aumento della provvisionale assegnata alla parte civile, in ragione della gravità della lesione cagionata, rientra nella discrezionalità del giudice di merito e non è censurabile in sede di legittimità, salvo che per vizi motivazionali.