Le espressioni offensive pronunciate da una parte o dai suoi patrocinatori innanzi all'autorità giudiziaria, in relazione all'oggetto della controversia pendente, non sono punibili ai sensi dell'art. 598 c.p., in quanto tale causa di non punibilità costituisce un'applicazione estensiva del principio di cui all'art. 51 c.p., riconducibile all'art. 24 Cost. Ciò in quanto la non punibilità è fondata sul rapporto di strumentalità tra le frasi offensive e le tesi prospettate nell'ambito del procedimento giudiziario, a prescindere dalla veridicità del fatto esposto o dalla particolare continenza espressiva. Pertanto, l'esimente opera anche quando le offese siano dirette a soggetti diversi dalle controparti o dai loro patrocinatori, purché concernano l'oggetto della causa o del ricorso pendente innanzi all'autorità giudiziaria o amministrativa. La valutazione circa la sussistenza di tale rapporto di strumentalità deve essere effettuata in concreto, tenendo conto degli elementi di fatto acquisiti, senza che assumano rilievo considerazioni di carattere logico-formale sulla collocazione temporale o sulla direzione delle espressioni offensive.