Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: L'ordinanza di demolizione di opere edilizie realizzate in totale difformità dal permesso di costruire è atto dovuto e sufficientemente motivato con il mero accertamento dell'abuso, senza necessità di una specifica motivazione sull'interesse pubblico sottostante, salvo il caso in cui l'inerzia dell'amministrazione abbia ingenerato un legittimo affidamento nel privato. Infatti, l'aumento della superficie agibile e della volumetria rispetto al titolo abilitativo, anche se modesto, integra una ristrutturazione edilizia in totale difformità dal permesso di costruire, che deve essere sanzionata con l'ordine di demolizione ai sensi degli artt. 31 e 32 del D.P.R. n. 380/2001 e dell'art. 46 della L.R. n. 6/2008, anche se l'intervento ricade in un'area protetta nazionale o regionale. L'ordinanza di demolizione è pertanto un provvedimento vincolato e meramente consequenziale rispetto al diniego di sanatoria, che non necessita del previo avviso di avvio del procedimento ex art. 7 della L. n. 241/1990. Inoltre, il verbale di sopralluogo che accerta l'abuso edilizio gode di fede privilegiata e la sua mancata allegazione all'ordinanza di demolizione costituisce una mera irregolarità che non ne determina l'illegittimità.