Cassazione penale Sez. V sentenza n. 15986 del 11 aprile 2019

ECLI:IT:CASS:2019:15986PEN

Massima

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Il giudice, nel valutare la sussistenza della minaccia ai fini dell'integrazione del reato di violenza privata, deve tenere conto non solo delle caratteristiche oggettive dello strumento utilizzato, ma anche delle modalità concrete con cui esso è stato presentato alla persona offesa, in quanto ciò che rileva è l'effetto intimidatorio determinato sull'animo della vittima, a prescindere dalla reale natura dell'oggetto. Inoltre, la richiesta di remissione di querela per un precedente episodio, formulata contestualmente alla pretesa di soddisfacimento di un credito, non è compatibile con la qualificazione del fatto come esercizio arbitrario delle proprie ragioni, in quanto tale richiesta non rientra nell'ambito di un diritto azionabile dinanzi all'autorità giudiziaria. Infine, il diniego delle circostanze attenuanti generiche deve essere adeguatamente motivato dal giudice, il quale deve indicare gli specifici elementi, sfavorevoli all'imputato, che giustificano l'esclusione di tale beneficio, senza poter fare riferimento in modo generico ai precedenti penali.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MORELLI Francesca - Presidente

Dott. DE MARZO G. - rel. Consigliere

Dott. ROMANO Michele - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

Dott. BORRELLI Paola - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 13/12/2017 della CORTE APPELLO di L'AQUILA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. GIUSEPPE DE MARZO;
udito il Procuratore Generale, in persona della Dott. ((omissis)), la quale ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso;
udito il difensore, Avv. (OMISSIS), in sostituzione dell'Avv. (…

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