Cassazione penale Sez. V sentenza n. 28063 del 26 giugno 2013

ECLI:IT:CASS:2013:28063PEN

Massima

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Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La minaccia di diffusione di immagini intime di una persona, ottenute senza il suo consenso, non integra di per sé il reato di tentata estorsione, se non è accompagnata dalla richiesta di un comportamento attivo o omissivo specifico da parte della persona minacciata. Affinché sussista il reato di tentata estorsione, è necessario che la minaccia sia finalizzata a ottenere un vantaggio patrimoniale o di altra natura, mediante l'induzione della persona offesa a tenere, tollerare od omettere un determinato comportamento. La mera prospettazione della diffusione di immagini intime, senza la richiesta di un comportamento specifico, può eventualmente integrare il reato di tentata violenza privata, ma non quello di tentata estorsione.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DUBOLINO Pietro - Presidente

Dott. FUMO M. - rel. Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. GUARDIANO Alfredo - Consigliere

Dott. DE MARCHI ALBENGO P. G. - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 2972/2010 CORTE APPELLO di VENEZIA, del 15/06/2012;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 31/05/2013 la relazione fatta dal Consigliere Dott. MAURIZIO FUMO;

udito il PG in persona del sost. proc. gen. dott. GALASSO A., che ha chiesto dichiararsi inammissibile il ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. La corte d'appello di Venezia, con la sentenza di cui in epigrafe, in…

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