Cassazione penale Sez. V sentenza n. 9296 del 3 marzo 2015

ECLI:IT:CASS:2015:9296PEN

Massima

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Il consenso o l'acquiescenza della persona di cui sia falsificata la firma non esclude la sussistenza del reato di falso in scrittura privata, in quanto la tutela penale ha per oggetto non solo l'interesse della persona offesa, apparente firmataria del documento, ma anche la fede pubblica, la quale è compromessa nel momento in cui l'agente faccia uso della scrittura contraffatta per procurare a sé un vantaggio o per arrecare ad altri un danno. Inoltre, la struttura del delitto di truffa non esige l'identità fra la persona offesa dal reato e quella indotta in errore, essendo sufficiente che gli effetti dell'inganno e della condotta dell'ingannato si riversino sul patrimonio del danneggiato. Pertanto, il giudizio di inammissibilità dell'opposizione della persona offesa avverso la richiesta di archiviazione del pubblico ministero deve essere adeguatamente motivato, senza basarsi su valutazioni giuridicamente erronee.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. OLDI Pao - rel. Presidente

Dott. SABEONE Gerardo - Consigliere

Dott. POSITANO Gabriele - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - Consigliere

Dott. DEMARCHI ALBENGO P. G. - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

quale persona offesa nel procedimento nei confronti di:

(OMISSIS), nato a (OMISSIS);

avverso il decreto del 27/02/2014 del Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Messina;

visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;

udita la relazione svolta dal consigliere ((omissis));

lette le richieste del Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore generale CESQUI Elisabetta, che ha concluso chied…

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