Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'interpretare l'art. 120, comma 1, del Codice della Strada, afferma che l'Amministrazione competente al rilascio della patente di guida (rectius le Prefetture) deve effettuare una valutazione in concreto dell'effettiva ostatività della condanna penale subita dal richiedente, tenendo conto dell'entità del reato commesso, del tempo della sua commissione e di ogni altro elemento ragionevolmente pertinente, in quanto la norma non prevede un automatismo tra la condanna e il diniego del titolo abilitativo. Ciò in conformità con il principio di ragionevolezza e proporzionalità dell'azione amministrativa, nonché con la sentenza della Corte Costituzionale n. 22/2018 che ha dichiarato l'illegittimità costituzionale dell'art. 120, comma 2, del Codice della Strada, laddove prevedeva la revoca automatica della patente di guida in caso di sopravvenuta condanna per i reati di cui agli artt. 73 e 74 del D.P.R. n. 309/1990. L'Amministrazione, pertanto, è tenuta a riesaminare la posizione del richiedente, valutando in concreto la sussistenza di effettivi impedimenti al rilascio della patente di guida.