Cassazione penale Sez. V sentenza n. 33197 del 25 luglio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:33197PEN

Massima

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Il diritto di critica, pur consentendo l'utilizzo di espressioni anche aspre e sferzanti, trova un limite invalicabile nel rispetto della reputazione e della dignità della persona oggetto della critica. Pertanto, le espressioni che, pur prendendo spunto da fatti concreti, travalicano il livello della polemica per assumere i connotati di una mera aggressione verbale e di un gratuito attacco alla persona, non possono ritenersi scriminate dal diritto di critica, configurando il reato di diffamazione. In particolare, l'utilizzo di termini gravemente offensivi e denigratori, come l'attribuzione della qualifica di "assassino" a un appartenente alle Forze dell'Ordine, in assenza di una corrispondente verità dei fatti, eccede i limiti della continenza e integra il reato di diffamazione, non potendo essere giustificato dal diritto di critica, il cui esercizio deve sempre rispettare i valori fondamentali della persona.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. FUMO Maurizio - Presidente

Dott. SABEONE Gerardo - rel. Consigliere

Dott. VESSICHELLI Maria - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 1033/2010 CORTE APPELLO di CAGLIARI, del 08/11/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 20/06/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GERARDO SABEONE;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Carmine Stabile, che ha concluso per il rigetto del ricorso;

Udito, la parte civile, l'avv. (OMISSIS);

Udito il difensore Avv. (OMISSIS).

RITENUTO IN …

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