Il concorso nel reato ai sensi dell'art. 110 c.p. sussiste quando il contributo del concorrente, pur non essendo determinante ai fini della realizzazione dell'evento, risulta comunque concreto ed effettivo, non potendosi ritenere marginale o trascurabile nell'economia generale dell'iter criminoso. A tal fine, rileva non solo l'apporto materiale fornito, ma anche la consapevolezza e volontarietà della partecipazione all'azione delittuosa, desumibili dalle condotte tenute prima, durante e dopo la commissione del reato. Il giudice di merito, nel valutare la sussistenza del concorso e l'eventuale applicazione dell'attenuante di cui all'art. 114 c.p., deve dare conto in modo adeguato e logico delle ragioni che lo hanno condotto a ritenere il contributo del concorrente significativo e non meramente accessorio, senza che tale valutazione possa essere sindacata in sede di legittimità se non in presenza di palesi illogicità o contraddizioni. Analogamente, il diniego delle circostanze attenuanti generiche può essere legittimamente fondato anche sulla sola considerazione di un solo elemento negativo, come i precedenti penali dell'imputato, ritenuto prevalente rispetto ad altri fattori, senza che sia necessaria una specifica valutazione di ciascuna delle circostanze invocate dalla difesa.