Il delitto di omicidio preterintenzionale si configura quando l'agente, pur non avendo voluto cagionare la morte della vittima, ha posto in essere una condotta violenta diretta a ledere o percuotere la stessa, dalla quale sia derivata la morte come conseguenza non voluta, ma prevedibile e preveduta. L'elemento soggettivo del reato è costituito dal dolo di percosse o lesioni, essendo assorbita nella fattispecie la prevedibilità dell'evento più grave. Pertanto, ai fini della sussistenza del delitto di cui all'art. 584 c.p., è necessario accertare, in primo luogo, il nesso causale tra le lesioni provocate dalla condotta violenta dell'agente e il decesso della vittima, e, in secondo luogo, la sussistenza del dolo di percosse o lesioni, a prescindere dalla volontà di cagionare la morte. La valutazione di tali elementi è rimessa al prudente apprezzamento del giudice di merito, la cui motivazione, se congrua e logica, non è sindacabile in sede di legittimità, essendo precluso a questa Corte un giudizio di mero merito.