Il giudice, in presenza di una causa estintiva del reato, è tenuto a pronunciare sentenza di proscioglimento nel merito ai sensi dell'art. 129 c.p.p., comma 2, solo qualora emerga dagli atti processuali, senza necessità di ulteriore approfondimento, l'estraneità dell'imputato ai fatti contestati, in applicazione del principio di economia processuale. Tale regola di giudizio si affianca a quelle proprie della fase o del grado in cui il processo si trova, senza contrapporsi alla pronuncia ex art. 531 c.p.p. Pertanto, in assenza di statuizioni rese in primo grado ai sensi dell'art. 578 c.p.p. sulla responsabilità civile, il giudice dell'appello, nel prendere atto della sopravvenuta causa estintiva del reato, è tenuto a dichiarare l'estinzione del reato per prescrizione, senza dover procedere ad un approfondito esame del compendio probatorio, salvo che non emerga ictu oculi l'innocenza dell'imputato. La dichiarazione di rinuncia alla prescrizione effettuata dall'imputato nei gradi successivi, dopo la pronuncia di estinzione del reato, è priva di rilevanza, in quanto il principio del divieto di reformatio in peius impone che la valutazione del giudice e la parità tra le parti processuali non possano essere alterate.