Il favoreggiamento dell'immigrazione clandestina, anche se realizzato in acque internazionali, integra il reato di cui all'art. 12, commi 3 e 3-bis, del D.Lgs. n. 286/1998 qualora l'imbarcazione sia diretta verso le coste italiane e il suo ingresso e sbarco nel territorio nazionale siano l'obiettivo voluto e perseguito dai responsabili, i quali agiscono con la consapevolezza e il fine di procurare l'ingresso illegale di più stranieri. La condotta è punita in modo più grave quando realizzata con modalità tali da esporre i migranti a concreto pericolo per la loro vita e incolumità, come l'utilizzo di natanti inidonei e sovraffollati, la mancanza di viveri e dispositivi di salvataggio, nonché il trattamento disumano e degradante. In tali casi, la giurisdizione italiana sussiste anche se l'accertamento della condotta avviene in acque internazionali, in quanto l'ingresso e lo sbarco nel territorio nazionale costituiscono l'evento del reato, conseguenza voluta e prevedibile delle azioni poste in essere dai responsabili al di fuori delle acque territoriali.