Il giudice di legittimità, nel pronunciare l'annullamento senza rinvio della sentenza di condanna, afferma il principio secondo cui, in tema di reati contro il patrimonio, l'affermazione della responsabilità penale dell'imputato deve essere sorretta da una motivazione logica e coerente, fondata su elementi di prova certi e non su meri sospetti o congetture. Ove il giudice di merito abbia fondato la condanna su elementi probatori insufficienti o contraddittori, come nel caso di specie in cui non era stata effettuata alcuna perizia calligrafica sulle presunte alterazioni degli assegni, e non abbia adeguatamente confutato le argomentazioni assolutorie del primo giudice, la sentenza di condanna deve essere annullata per mancanza di prova della responsabilità dell'imputato. Il principio di diritto enunciato impone al giudice di valutare con rigore critico la prova a carico dell'imputato, evitando di basare la condanna su elementi probatori equivoci o insufficienti, al fine di assicurare il rispetto del fondamentale canone costituzionale della presunzione di innocenza.