Cassazione penale Sez. V sentenza n. 12895 del 24 aprile 2020

ECLI:IT:CASS:2020:12895PEN

Massima

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Le espressioni minacciose pronunciate in un contesto pubblico, come un comizio politico, possono essere valutate come manifestazione di critica politica e non integrare il reato di minaccia, qualora il giudice di merito, sulla base di una motivazione logica e coerente, ritenga che le parole utilizzate non abbiano avuto la finalità di incutere timore nell'interlocutore, ma siano state dirette a denunciare una situazione ritenuta ingiusta o a prospettare l'avvio di azioni giudiziarie. In tali casi, il controllo di legittimità della Corte di Cassazione è limitato alla verifica della coerenza strutturale della decisione e della sua accettabilità da parte di un pubblico di lettori razionali, senza poter sostituire la propria valutazione alternativa degli elementi di fatto a quella compiuta dai giudici di merito.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. SABEONE Gerardo - Presidente

Dott. MORELLI Franesca - Consigliere

Dott. DE GREGORIO Eduardo - Consigliere

Dott. BELMONTE Maria - rel. Consigliere

Dott. CALASELICE Barbara - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
PROCURATORE GENERALE PRESSO CORTE D'APPELLO DI CALTANISSETTA;
nel procedimento a carico di:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
inoltre:
(OMISSIS);
avverso la sentenza del 31/01/2019 del GIUDICE DI PACE di CALTANISSETTA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere Dott. MARIA TERESA BELMONTE;
udito il Pubblico Ministero, in persona del Sostituto Procuratore Dott. TASSONE KATE;
Il Proc. Gen. conclude per l'annullamento…

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