Cassazione penale Sez. I sentenza n. 39726 del 30 novembre 2006

ECLI:IT:CASS:2006:39726PEN

Massima

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Il reato associativo di stampo mafioso e i reati-fine commessi per la realizzazione del programma criminoso possono essere ritenuti in continuazione solo se sussiste un medesimo disegno criminoso, originariamente concepito e condiviso dai partecipi, che accomuna tutti i delitti. Tuttavia, l'uccisione e l'occultamento del cadavere di un parente del capo del sodalizio, avvenuti in seguito alla sua violazione delle regole associative, non possono essere considerati parte del programma delinquenziale originario, essendo maturati in virtù di eventi successivi e imprevedibili al momento dell'adesione all'associazione. Pertanto, in tali ipotesi, non ricorre il vincolo della continuazione tra il reato associativo e i delitti-fine, in quanto difetta l'identità di disegno criminoso che ne costituisce il presupposto essenziale.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

PRIMA SEZIONE PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.:

Dott. FAZZIOLI EDOARDO PRESIDENTE

1. Dott. SANTACROCE GIORGIO CONSIGLIERE

2. Dott. VANCHERI ANGELO CONSIGLIERE

3. Dott. SIOTTO MARIA CRISTINA CONSIGLIERE

4. Dott. CASSANO MARGHERITA CONSIGLIERE

ha pronunciato la seguente

SENTENZA / ORDINANZA

sul ricorso proposto da:

1) Tr.Nu. N. IL (...)

avverso ORDINANZA del 21/03/2006

CORTE ASSISE APPELLO di SALERNO

sentita la relazione fatta dal Consigliere SANTACROCE GIORGIO

lette le conclusioni del P.G. Dr. Luigi CIAMPOLI, che ha chiesto il rigetto del ricorso.

OSSERVA

I. Con ordinanza del 21 marzo 2006, la corte di assise di appello di Salerno rigettava la richiesta di applicazione della disc…

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