Il legittimo impedimento a comparire dell'imputato in udienza deve essere provato con idonea documentazione che attesti in modo specifico la natura della patologia e l'indifferibilità degli accertamenti clinici, non essendo sufficienti generiche certificazioni che non consentano di identificare concretamente i profili ostativi alla comparizione. Le dichiarazioni della parte offesa, pur in presenza di elementi di particolare suggestione, possono costituire valido elemento di prova della responsabilità penale dell'imputato, qualora siano ritenute logiche, coerenti e attendibili all'esito di un puntuale vaglio critico da parte del giudice di merito, senza che sia necessaria una rinnovazione dell'istruttoria dibattimentale in appello, salvo che non emergano nuovi fatti decisivi non conoscibili in precedenza. La motivazione sulla sussistenza della recidiva contestata all'imputato, se adeguatamente esplicitata nella sentenza di primo grado, non necessita di ulteriore approfondimento in sede di impugnazione, non potendosi sollevare per la prima volta in cassazione questioni non dedotte nei gradi di merito.