Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 3417 del 30 gennaio 2007

ECLI:IT:CASS:2007:3417PEN

Massima

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Il reato di resistenza a pubblico ufficiale si configura anche quando la condotta minacciosa dell'agente, pur non essendo percepita direttamente dal pubblico ufficiale destinatario, incide comunque sull'attività funzionale di altri pubblici ufficiali che operano contestualmente e in coordinazione, condizionandone l'espletamento dei doveri istituzionali in condizioni di sicurezza e libertà. L'elemento oggettivo del reato è integrato da una condotta che costituisce un impedimento concreto per l'esercizio del pubblico ufficio, con sviamento delle finalità previste normativamente ovvero turbamento del buon andamento, con compromissione della continuità dell'attività della pubblica amministrazione. Pertanto, la minaccia, anche se non percepita dal pubblico ufficiale destinatario, integra il paradigma dell'art. 337 c.p. se va comunque a incidere sulla complessiva attività funzionale riferibile a più pubblici ufficiali che operano contestualmente e in coordinazione tra loro, poiché uno di essi, anche se non destinatario diretto dell'iniziativa intimidatoria dell'agente, percependo le potenziali conseguenze della medesima, rimane necessariamente condizionato nell'assolvimento dei suoi doveri istituzionali. La valutazione negativa della personalità dell'imputato, ai fini del diniego delle circostanze attenuanti generiche e del beneficio della sospensione condizionale della pena, se sorretta da adeguata motivazione e immune da vizi logici, non è censurabile sotto il profilo della legittimità.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. ((omissis))

1. Dott. ((omissis))

2. Dott. ((omissis)) Consigliere

3. Dott. ((omissis))

4. Dott. ((omissis)) casola Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da Ri.Ra., nato il (...);

avverso la sentenza 7/3/2005 della Corte d'Appello di Palermo;

Visti gli atti, la sentenza denunziata e il ricorso;

Udita in pubblica udienza la relazione fatta dal Consigliere dr. ((omissis));

Udito il Pubblico Ministero in persona del Sostituto Procuratore Generale dr. G. Viglietta, che ha concluso per il rigetto del ricorso;

udito il difensore avv. Non è comparso.

Fatto e diritto

Il Tribunale di Pa…

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