La sussistenza dell'aggravante dell'ingente quantità di stupefacente, di cui all'art. 80, comma 2, del D.P.R. n. 309 del 1990, può essere accertata anche in assenza di una precisa determinazione della percentuale di principio attivo contenuto nella sostanza sequestrata, purché risultino elementi probatori utili e rilevanti, sostenuti da motivazione esente da vizi logici, che consentano di ritenere il superamento della soglia di duemila volte il valore massimo in milligrammi determinato per ogni sostanza dalla tabella allegata al D.M. 11 aprile 2006. In tal caso, l'accertamento della sussistenza dell'aggravante deve altresì avere riguardo alle circostanze del caso concreto, idonee a fondare una valutazione di particolare pericolosità della condotta per la salute pubblica e la tutela dell'ordine pubblico, quale il coinvolgimento di organizzazioni criminali nella distribuzione di ingenti quantitativi di stupefacenti destinati a un mercato di ampia portata territoriale. Tuttavia, nel caso di reati concernenti le cosiddette "droghe leggere", la pena deve essere rideterminata applicando il più favorevole trattamento sanzionatorio derivante dalla sentenza n. 32/2014 della Corte Costituzionale.