Il sequestro preventivo di beni può essere disposto nei confronti di soggetti ritenuti prestanome di un indagato per reati di associazione mafiosa, qualora emergano gravi indizi di una stabile cointeressenza tra i presunti prestanome e l'indagato principale, tale da far ritenere che i beni sequestrati siano nella disponibilità di fatto di quest'ultimo, anche attraverso condotte di occultamento del proprio patrimonio. A tal fine, il giudice deve valutare in modo approfondito e congruamente motivato gli elementi indiziari relativi ai rapporti personali e patrimoniali tra l'indagato principale e i soggetti formalmente intestatari dei beni, senza limitarsi alla mera considerazione della regolarità formale dei relativi atti negoziali. La motivazione del provvedimento di sequestro deve altresì esaminare in modo esaustivo la posizione dell'indagato principale in ordine al reato presupposto, senza poter fare generico rinvio a precedenti provvedimenti, al fine di verificare la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza a suo carico. Il mancato rispetto di tali criteri di motivazione integra il vizio di violazione di legge per inosservanza dell'obbligo di motivazione imposto dall'art. 125, comma 3, c.p.p.