Gli edifici di culto risalenti ad almeno settant'anni, in quanto beni immobili di interesse e valore culturale, sono soggetti alle disposizioni di tutela di cui al d.lgs. n. 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio), senza necessità di una previa dichiarazione di interesse culturale da parte della pubblica amministrazione. Pertanto, qualsiasi intervento su tali beni, anche di natura precaria o di adeguamento liturgico, è subordinato all'autorizzazione preventiva della Soprintendenza competente, la quale può legittimamente ordinare la rimozione di opere realizzate in assenza di tale autorizzazione, senza che ciò richieda una specifica istruttoria o motivazione, in quanto espressione di un potere vincolato e doveroso finalizzato al ripristino della legalità violata. L'ordine di rimozione, essendo un provvedimento sanzionatorio di natura ripristinatoria, non necessita della comunicazione di avvio del procedimento, in quanto la valutazione dell'interesse culturale del bene rientra nell'ampia discrezionalità tecnica della Soprintendenza, sindacabile solo per manifesta illogicità o irrazionalità.