Cassazione penale Sez. VI sentenza n. 12796 del 1 aprile 2010

ECLI:IT:CASS:2010:12796PEN

Massima

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Il reato di maltrattamenti in famiglia è configurabile anche in assenza di lesioni fisiche, qualora emerga un perdurante e sistematico comportamento di sopraffazione e prevaricazione del reo nei confronti del familiare, tale da cagionare un perdurante stato di sofferenza e di assoggettamento psicologico della vittima, il quale integra una forma di violenza morale e psicologica idonea a ledere la dignità e l'integrità della persona offesa. A tal fine, il giudice deve valutare complessivamente la condotta del reo, anche in assenza di episodi di violenza fisica, tenendo conto della reiterazione e della sistematicità degli atti di prevaricazione e di sopraffazione, nonché del loro impatto sulla vittima in termini di sofferenza psicologica e di compromissione della sua libertà di autodeterminazione. La prova di tali elementi può essere desunta anche dalle dichiarazioni della persona offesa, purché sorrette da altri elementi di riscontro oggettivo, in assenza dei quali non è possibile ritenere integrato il reato di maltrattamenti. Inoltre, il reato di maltrattamenti in famiglia è configurabile anche in assenza di un rapporto di coniugio, essendo sufficiente l'esistenza di una relazione affettiva stabile e continuativa tra il reo e la vittima, tale da ingenerare un vincolo di dipendenza e di soggezione psicologica della seconda nei confronti del primo. In tali ipotesi, il giudice deve valutare la sussistenza del reato tenendo conto della natura, della durata e dell'intensità del legame affettivo intercorrente tra le parti, nonché dell'eventuale convivenza e della presenza di figli comuni. Infine, il reato di maltrattamenti in famiglia è configurabile anche in presenza di episodi di violenza fisica, purché questi siano inseriti in un contesto di sopraffazione e di prevaricazione sistematica del reo nei confronti della vittima, tale da cagionare in quest'ultima uno stato di sofferenza e di assoggettamento psicologico. In tali ipotesi, il giudice deve valutare complessivamente la condotta del reo, tenendo conto della reiterazione e della gravità degli atti di violenza, nonché del loro impatto sulla vittima in termini di compromissione della sua integrità fisica e psicologica.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE SESTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. MANNINO Saverio F. - Presidente

Dott. IPPOLITO Francesco - rel. Consigliere

Dott. MATERA Lina - Consigliere

Dott. FAZIO ((omissis)) - Consigliere

Dott. CARCANO Domenico - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

MU. Em. , n. a (OMESSO);

avverso la sentenza della corte d'appello di Genova, emessa in data 17.1.2007;

letto il ricorso e il provvedimento impugnato;

udita in pubblica udienza la relazione del cons. Dr. F. Ippolito;

udita la requisitoria del Pubblico Ministero, in persona del sostituto Procuratore generale, STABILE Carmine, che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

OSSERVA IN FATTO E DIRITT…

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