Cassazione penale Sez. V sentenza n. 6358 del 18 febbraio 2021

ECLI:IT:CASS:2021:6358PEN

Massima

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Il pubblico ufficiale che, violando i doveri inerenti al proprio servizio, accede abusivamente a un sistema informatico al fine di conoscere l'esistenza di iscrizioni e procedimenti penali a carico di sé stesso, del proprio coniuge e di altre persone, commette il reato di accesso abusivo a sistema informatico. Tuttavia, il numero elevato di accessi, se giustificato dalle indicazioni fornite da un consulente tecnico, può essere considerato come indice di una lecita attività d'ufficio, salvo che per gli accessi relativi a soggetti in relazione ai quali, per la loro identità e per il quantitativo del tutto sproporzionato degli stessi accessi, deve escludersi la riconducibilità a tale attività. In tali casi, il giudice può ritenere integrato il reato di accesso abusivo a sistema informatico, in quanto il carattere sproporzionato degli accessi, valutato non in termini assoluti ma con riferimento a ben individuati soggetti, esclude la loro riconducibilità a una lecita attività d'ufficio. La nullità della richiesta di rinvio a giudizio e del decreto di citazione a giudizio per indeterminatezza e genericità dell'imputazione ha natura relativa e, in quanto tale, deve essere eccepita a pena di decadenza entro il termine previsto dalla legge; inoltre, la riduzione del novero dei fatti ritenuti sussumibili nella fattispecie di reato da parte del giudice di appello esclude che vi sia stato un reale pregiudizio dei diritti della difesa. Il vizio di travisamento della prova dichiarativa, per essere deducibile in sede di legittimità, deve avere un oggetto definito e non opinabile, tale da evidenziare la palese e non controvertibile difformità tra il senso intrinseco della singola dichiarazione assunta e quello che il giudice ne abbia inopinatamente tratto; la doglianza che si fondi su frammentari riferimenti alla consulenza, senza denunciare un'incontrovertibile difformità tra il dato probatorio e il risultato di prova valorizzato dal giudice, è del tutto aspecifica e, nella sostanza, rivolta a sollecitare un'inammissibile rivalutazione del risultato probatorio.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. BRUNO Paolo - Presidente

Dott. SETTEMBRE Antonio - Consigliere

Dott. ROMANO Michele - Consigliere

Dott. CAPUTO Angelo - rel. Consigliere

Dott. SCORDAMAGLIA Irene - Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA
sul ricorso proposto da:
(OMISSIS), nato a (OMISSIS);
avverso la sentenza del 25/01/2019 della CORTE APPELLO di VENEZIA;
visti gli atti, il provvedimento impugnato e il ricorso;
udita la relazione svolta dal Consigliere ANGELO CAPUTO.
Rilevato che le parti non hanno formulato richiesta di discussione orale Decreto Legge 28 ottobre 2020, n. 137, ex articolo 23, comma 8, convertito, con modificazioni, dalla L. 18 dicembre 2020, n. 176.
Letta la requisitoria scritta Decreto Legge 28 ottobre 2020, n. 137, ex articolo 23, co…

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