Cassazione penale Sez. V sentenza n. 22863 del 30 maggio 2014

ECLI:IT:CASS:2014:22863PEN

Massima

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L'uso di un atto falso, ai fini della configurabilità del reato di cui all'art. 489 c.p., non presuppone necessariamente l'esistenza di un originale oggetto di alterazione da parte di terzi, poiché la falsità può essere ravvisata anche nella formazione di un documento oggettivamente inesistente. Pertanto, non è applicabile la causa di non punibilità del reato impossibile di cui all'art. 49 c.p. per inesistenza dell'oggetto. Inoltre, i certificati rilasciati da uno Stato membro dell'Unione Europea, attestanti la formazione professionale di un soggetto, sono soggetti a riconoscimento da parte delle competenti amministrazioni pubbliche e vanno qualificati come atti pubblici, la cui falsità è idonea a integrare il reato di uso di atto falso, anche qualora il documento non abbia impedito l'annotazione nel libretto di navigazione dell'interessato. Infine, l'elemento soggettivo del reato può essere desunto dalla consapevolezza dell'imputato di non aver effettivamente frequentato il corso di formazione, come risultante dalle sue stesse ammissioni.

Sentenza completa

REPUBBLICA ITALIANA

IN NOME DEL POPOLO ITALIANO

LA CORTE SUPREMA DI CASSAZIONE

SEZIONE QUINTA PENALE

Composta dagli Ill.mi Sigg.ri Magistrati:

Dott. DUBOLINO Pietro - Presidente

Dott. DE BERARDINIS Silvana - Consigliere

Dott. LAPALORCIA Grazia - Consigliere

Dott. ZAZA Carlo - Consigliere

Dott. DE MARZO G. - rel. Consigliere

ha pronunciato la seguente:

SENTENZA

sul ricorso proposto da:

(OMISSIS) N. IL (OMISSIS);

avverso la sentenza n. 745/2012 CORTE APPELLO di PALERMO, del 22/04/2013;

visti gli atti, la sentenza e il ricorso e la memoria;

udita in PUBBLICA UDIENZA del 16/04/2014 la relazione fatta dal Consigliere Dott. GIUSEPPE DE MARZO;

Udito il Procuratore Generale in persona del Dott. Izzo G. che ha concluso per l'inammissibilita' del ricorso.

RITENUTO IN FATTO

1. Con sentenza del 22/04/2013 la Corte d'appello di Pa…

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