Il provvedimento con cui il giudice per le indagini preliminari respinge la richiesta di revoca o di modifica di una misura cautelare personale non è impugnabile per saltum mediante ricorso per cassazione, in quanto il rimedio esperibile ai sensi dell'art. 311 c.p.p. è unicamente l'appello cautelare personale avverso le ordinanze genetiche che dispongono la restrizione della libertà. Il giudice di legittimità, in presenza di un ricorso per cassazione avverso un provvedimento di rigetto di istanza di modifica di una misura cautelare, deve pertanto riqualificare il ricorso in termini di appello cautelare e disporne la trasmissione all'autorità giudiziaria competente per il relativo giudizio, non essendo ammissibile il ricorso per saltum. Tale principio si fonda sulla necessità di assicurare la piena tutela del diritto di libertà personale, garantendo al soggetto sottoposto a misura cautelare la possibilità di impugnare il provvedimento restrittivo mediante il rimedio dell'appello cautelare, il quale consente un riesame completo della vicenda nel merito e nel diritto, in linea con il carattere di extrema ratio della limitazione della libertà personale. Il giudice di legittimità, nel riqualificare il ricorso, deve altresì verificare la sussistenza dei presupposti e dei requisiti di legge per l'applicazione della misura cautelare, nonché la congruità e la logicità della motivazione del provvedimento impugnato, al fine di assicurare il rispetto dei principi di legalità, proporzionalità e adeguatezza che governano l'applicazione delle misure cautelari personali.