Cassazione penale Sez. II sentenza n. 31910 del 25 settembre 2002

ECLI:IT:CASS:2002:31910PEN

Massima

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Il metodo mafioso, pur non esprimendosi materialmente con la sola appartenenza ad associazione criminosa di tale tipo, in quanto diversamente varrebbe ad integrare la fattispecie costitutiva del reato associativo, rappresenta un elemento accidentale che può concorrere o meno con l'appartenenza dell'agente al sodalizio criminale ex art. 416-bis c.p., e si sostanzia comunque in una condotta che ne ricalca i metodi abituali, i quali sono indicati dal legislatore per distinguere detto reato, ben più pericolosi socialmente per l'attività degli associati caratterizzata da molteplici ed efferati delitti, rispetto alla comune associazione per delinquere sanzionata dall'art. 416 c.p. Pertanto, la ricorrenza dell'aggravante di cui all'art. 7 della legge n. 203/1991 non è necessariamente collegata al mero comportamento antigiuridico tipizzato dall'art. 629 c.p., ma può essere desunta dalla condotta dell'imputato che, pur non essendo formalmente membro di un'associazione mafiosa, abbia agito con modalità e metodi tipici della criminalità organizzata, caratterizzati da intimidazione, minaccia e uso di armi, al fine di costringere la vittima a subire le proprie richieste estorsive.

Sentenza completa

SVOLGIMENTO DEL PROCESSO
La Corte di appello di Napoli, in riforma della sentenza del tribunale di S. Maria Capua Vetere del 17.4.2000, appellata da V. C., C. G. L. V. e G. L, assolveva il G. ed i L. dai reati di estorsione continuata aggravata ai sensi del capoverso dell'art. 629 c.p. e dell'art. 7 della legge 203/91, nonché di detenzione e porto illegali continuati di armi, rispettivamente per non aver commesso il fatto e perché il fatto non costituisce reato. Ritenuto, quindi -in ordine all'episodio di estorsione continuata e aggravata, contestato al V. ed al C. in concorso con gli altri imputati- la ricorrenza del tentativo, procedeva alla rideterminazione della pena nei loro confronti, confermando nel resto la sentenza di primo grado.
Hanno proposto ricorso per cassazione il procuratore generale presso la Corte di appello di Napoli e gli imputati L. V. e V. C.
Il primo denuncia mancanza e manifesta illogicità della motivazione, in riferimento alla pronu…

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