Il Tribunale Amministrativo Regionale, nell'esaminare la controversia relativa all'annullamento del provvedimento di diniego dell'Amministrazione comunale di restituire un'area illegittimamente utilizzata per la realizzazione di una strada pubblica, ha affermato i seguenti principi di diritto: 1. L'azione di accertamento dell'illegittimità della procedura espropriativa, non concernendo un diritto soggettivo ma un interesse legittimo, è inammissibile in sede di giurisdizione amministrativa, non essendo consentito azionare dinanzi al giudice amministrativo una domanda di accertamento di un interesse legittimo, né potendo il giudice amministrativo conoscere incidenter tantum della legittimità di atti amministrativi ormai inoppugnabili, in mancanza di una domanda di risarcimento del danno. 2. L'art. 43 del D.P.R. n. 327/2001, che attribuisce all'Amministrazione la facoltà di disporre l'acquisizione al patrimonio di un bene immobile utilizzato per scopi di interesse pubblico in assenza di un valido ed efficace provvedimento espropriativo, non configura un obbligo per l'Amministrazione di provvedere in tal senso, ma una mera facoltà, la cui mancata esercizio non può essere oggetto di un'azione di adempimento dinanzi al giudice amministrativo, non essendo prevista nel vigente sistema di giustizia amministrativa un'azione generale di adempimento. 3. L'art. 10-bis della Legge n. 241/1990, che impone all'Amministrazione di comunicare i motivi ostativi all'accoglimento di un'istanza prima dell'adozione di un provvedimento negativo, non trova applicazione nel caso di procedimento officioso di acquisizione di un bene ai sensi dell'art. 43 del D.P.R. n. 327/2001, in quanto tale procedimento non è ad istanza di parte.