L'Amministrazione è tenuta a concludere entro i termini di legge i procedimenti amministrativi avviati su istanza di parte, adottando un provvedimento espresso di accoglimento o di diniego. Il mancato rispetto del termine previsto per la conclusione del procedimento, senza che ricorrano motivate ragioni di sospensione o proroga, integra un'ipotesi di illegittimo silenzio-inadempimento, legittimando l'attivazione dell'azione giurisdizionale di cui all'art. 31 c.p.a. volta ad ottenere l'adozione del provvedimento finale. L'Amministrazione non può addurre a propria giustificazione la richiesta di integrazione documentale, ove non dimostri di averla tempestivamente comunicata all'interessato, in ossequio al principio di partecipazione procedimentale di cui agli artt. 7 e 10-bis della legge n. 241/1990. Pertanto, il Giudice amministrativo, accertata l'illegittimità del silenzio serbato, deve ordinare all'Amministrazione di provvedere entro un termine perentorio, con previsione di un commissario ad acta in caso di persistente inerzia, senza che possa essere accolta la domanda risarcitoria ove non siano provati tutti gli elementi costitutivi della responsabilità aquiliana.