Il principio di diritto fondamentale che emerge dalla sentenza è il seguente: La Corte di cassazione, nel giudizio di legittimità, non può riesaminare il merito della decisione impugnata, né sostituire la propria valutazione delle risultanze processuali a quella compiuta dai giudici di merito. Il sindacato di legittimità è limitato al controllo della congruità e logicità della motivazione, senza possibilità di una diversa ricostruzione del fatto. Pertanto, sono inammissibili i motivi di ricorso che si risolvono nella mera riproposizione di censure già esaminate e disattese dal giudice di appello, senza un effettivo confronto con le argomentazioni poste a fondamento della decisione impugnata. Inoltre, la Corte di cassazione non può sindacare la valutazione delle prove e l'accertamento dei fatti compiuti dal giudice di merito, salvo il caso di motivazione illogica o contraddittoria. Infine, il principio dell'"oltre ogni ragionevole dubbio" introdotto nell'art. 533 c.p.p. non consente di far valere in sede di legittimità la sussistenza di ipotesi ricostruttive alternative, qualora il giudice di merito abbia adeguatamente motivato l'esclusione di tali ipotesi.